L'immagine della tartaruga - avvolta, protetta e insieme ingentilita dal suo guscio - richiama la possibilità insita in ogni corazza: non solo strumento di difesa in guerra, ma anche splendore nel quotidiano, esaltazione della povera esistenza lì racchiusa. Pensare alle persone illustri come scaglie di un coriaceo mosaico che nel corso dei secoli hanno protetto e abbellito il genere umano è un rimando all'arte di cogliere il tutto nel frammento, del valorizzare le tessere di un mosaico che l'occhio può comprendere solo se il cuore è capace di anticipargli la visione dell'insieme. (Enzo Bianchi)



Silvia Ronchey è una lettrice infaticabile. E forse anche per questo il suo ultimo libro ha un modello principale, la Biblioteca di Fozio. Interferiscono ovviamente anche altri modelli collaterali, tra cui, in tacita ma ben visibile contrapposizione sin dal titolo, le Vite immaginarie di Marcel Schwob. (Luciano Canfora)



Aggirarsi in questo libro significa fare incontri folgoranti con gente che pensavamo di conoscere fin troppo bene, ma ci sbagliavamo. Si veda la vita di Catullo, «il cucciolo» come traduce in modo filologicamente impeccabile l’autrice: dove fra l’altro ci si chiede cosa fosse davvero quel passero di cui la sua fanciulla tanto si deliziava, e si dà una risposta che al liceo non era prevista. Ma la formula è buona anche perché permette di far dialogare fra loro autori che nella vita vera non hanno avuto l’occasione di farlo: così, se per Baudelaire «amare le donne intelligenti è un piacere da pederasta», ecco che André Gide (il quale appunto «fu uno scrittore, un viaggiatore, un memorialista, un pederasta ») gli ribatte: «All’uomo è necessaria molta intelligenza per non restare, con uguali qualità morali, sensibilmente inferiore alla donna ». (Alessandro Barbero)



Anche le sessantacinque vite accostate per simpatia o per caso da Silvia Ronchey compongono un mosaico-carapace che racconta l’essenziale ma chiede di essere compreso oltre la lettera. Chi lo vorrà, dopo aver risposto a tre indovinelli sul sito di Nottetempo, capirà in che senso. (Nicoletta Tiliacos)