E inoltre, oltre il libro:

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Silvia Ronchey è una lettrice infaticabile. E forse anche per questo il suo ultimo libro ha un modello principale, la Biblioteca di Fozio. Interferiscono ovviamente anche altri modelli collaterali, tra cui, in tacita ma ben visibile contrapposizione sin dal titolo, le Vite immaginarie di Marcel Schwob.
Luciano Canfora
(leggi l'articolo)




L'immagine della tartaruga - avvolta, protetta e insieme ingentilita dal suo guscio - richiama la possibilità insita in ogni corazza: non solo strumento di difesa in guerra, ma anche splendore nel quotidiano, esaltazione della povera esistenza lì racchiusa. Pensare alle persone illustri come scaglie di un coriaceo mosaico che nel corso dei secoli hanno protetto e abbellito il genere umano è un rimando all'arte di cogliere il tutto nel frammento, del valorizzare le tessere di un mosaico che l'occhio può comprendere solo se il cuore è capace di anticipargli la visione dell'insieme.
Enzo Bianchi














"Il guscio della tartaruga è il segreto di queste vite: è più largo del corpo della tartaruga, lo ricopre, lo adorna, lo protegge, lo nasconde, lo trasporta, lo tramanda. Il guscio è coperto a sua volta da un mosaico di scaglie, che insieme formano la corazza, lo scudo della altrimenti povera esistenza della tartaruga."
Ginevra Bompiani







Anche le sessantacinque vite accostate per simpatia o per caso da Silvia Ronchey compongono un mosaico-carapace che racconta l’essenziale ma chiede di essere compreso oltre la lettera. Chi lo vorrà, dopo aver risposto a tre indovinelli sul sito di Nottetempo, capirà in che senso.
Nicoletta Tiliacos





Agostino, Balzac, Freud, Pitagora, Teresa D’Avila, Voltaire, Zenone…: che cos’hanno in comune questi personaggi?
E c’è qualcuno che li conosca tutti cosí bene da raccontarne le vite e le opere in modo insieme sintetico e particolareggiato?




Non è verosimile, eppure Silvia Ronchey disegna i ritratti di 65 uomini e donne illustri come se avesse conosciuto intimamente ciascuno di loro e ora ci rendesse partecipi delle sue amicizie. Apuleio, coi “capelli lunghi, spioventi sulla fronte a bella posta”; Catullo “cosí giovane, cosí provinciale, cosí studioso”; Flaubert, con la sua vestaglia scarlatta, le sue reliquie, il suo divano alla turca su cui fuma meditando la pipa; Ildegarda di Bingen, che a quarantadue anni e sette mesi vede una luce di fuoco proveniente dal cielo, che pervade il suo petto come una fiamma; Jaufré Rudel, che partito per la Terra Santa vi muore piú volte.



Sono vere queste vite?

Sono piú che vere: come il guscio di una tartaruga non aderisce al corpo, ma lo ricopre e lo illustra, cosí queste vite rivestono l’esistenza senza combaciare veramente, ma la proteggono e la adornano, restituendole la sua marmorea freschezza. 65 incantevoli ritratti che nascondono un segreto, rivelato in fondo al libro. Cosí che ognuno di loro potrà leggersi come un bellissimo racconto, un sapiente profilo o una sfida al lettore.

Aggirarsi in questo libro significa fare incontri folgoranti con gente che pensavamo di conoscere fin troppo bene, ma ci sbagliavamo. Si veda la vita di Catullo, «il cucciolo» come traduce in modo filologicamente impeccabile l’autrice: dove fra l’altro ci si chiede cosa fosse davvero quel passero di cui la sua fanciulla tanto si deliziava, e si dà una risposta che al liceo non era prevista. Ma la formula è buona anche perché permette di far dialogare fra loro autori che nella vita vera non hanno avuto l’occasione di farlo: così, se per Baudelaire «amare le donne intelligenti è un piacere da pederasta», ecco che André Gide (il quale appunto «fu uno scrittore, un viaggiatore, un memorialista, un pederasta ») gli ribatte: «All’uomo è necessaria molta intelligenza per non restare, con uguali qualità morali, sensibilmente inferiore alla donna ».

Alessandro Barbero


« Queste vite hanno un segreto. Tutte le vite ce l’hanno, quelle che non si raccontano ancora più di quelle che si raccontano. Ma anche il racconto ha i suoi segreti, ed è l’ordito su cui s’intesse la trama. Senza questo segreto (ogni racconto il suo) non ci sarebbe racconto.

Il guscio della tartaruga è il segreto di queste vite: è più largo del corpo della tartaruga, lo ricopre, lo adorna, lo protegge, lo nasconde, lo trasporta, lo tramanda. Il guscio è coperto a sua volta da un mosaico di scaglie, che insieme formano la corazza, lo scudo della altrimenti povera esistenza della tartaruga. Anche queste vite sono un mosaico. Un mosaico di citazioni: frasi dette o scritte dai personaggi di cui si racconta la vita e da quanti hanno parlato di loro nella letteratura.

Le citazioni sono l’ordito, “i fili destinati a formare la lunghezza del panno” (come dice il dizionario): fra loro passa il vento dell’ispirazione, che si chiama trama. Chi volesse ricostruire le tessere del mosaico dovrà rivolgersi al sito di nottetempo, alla pagina dedicata a questo libro, dove, a patto di risolvere tre indovinelli, si sciorinerà davanti ai suoi occhi tutta la tela. »
dalla “Nota dell’editore”


Riconoscimenti:
Premio Alziator 2009