feb 2007
Una sottotraccia pagana
23/02/07 Archiviato in: L'enigma di Piero
Gentile professoressa,
Sono lieto che mi abbia risposto: temevo che quell'ipotesi su Adone fosse davvero troppo strampalata. Confido che lei sarà così cortese da darmi modo di leggere suoi eventuali scritti sul tema della "sottotraccia pagana", come lei dice.
Vede, è un tema che mi intriga assai, forse perchè deploro sia andata smarrita la radice pagana nella nostra cultura. Lo so, il cristianesimo ha dovuto combattere il paganesimo, e per far questo l'ha messo alla berlina (basta vedere ancora oggi la ridicola caricatura di paganesimo che si insegna al liceo); ma considerare incompatibili cristianesimo e paganesimo (e monoteismo e politeismo) è a mio avviso un grave errore teologico, oltre che un impoverimento religioso e culturale. L'uomo ha smesso di essere ecologo quando ha smesso di essere politeista: se vedi Dioniso scorrere nella linfa di una pianta, eviterai di sradicarla, o lo farai coi dovuti riti.
Mi chiede che cosa faccio nella vita. Sono ingegnere, vado in giro a organizzare fabbriche. Poi, a causa di ciò, o anche in vista di ciò, mi occupo di erpetologia, entomologia, botanica, storia dell'arte, musica e teologia. Tutto in modo rigorosamente superficiale, s'intende. Che filo rosso leghi tutte queste curiosità, me lo chiedo anch'io. Forse sono pretesti per sviare il pensiero della morte; ogni tanto, un nuovo pretesto si rende necessario... quale il prossimo?
Suo affezionato lettore
Dario
Caro Dario,
quanto all'errata e "irreligiosa" accezione corrente del paganesimo, e quanto al fondamentale errore teologico che la genera, trova d'accordo non solo me, ma - citando un nome per tutti - James Hillman, i cui scritti suppongo conosca, e con il quale ho pubblicato due dialoghi in cui si parla ampiamente di questi temi. Che andrebbero, certo, ulteriormente diffusi e approfonditi. Lo farà ben presto, e con una risonanza sicuramente ampia, la costituenda "Fondazione Zolla", costituita in memoria e per continuare l'attività di riflessione e di studio di un altro autore che le sarà noto, Elémire Zolla appunto: troverà, al momento opportuno, tutte le notizie in questo sito.
Nel congratularmi con lei per la coerenza e - appunto - religiosità con la quale affronta e la sua professione e la sua vita, mi domando se troverà il tempo di mettere per iscritto la sua ipotesi su Adone, per pubblicarla magari su una rivista alla quale potrei presentarla, e così mantenendole per così dire il copyright o comunque la primazia, in modo che io possa discuterla e svilupparla con i miei allievi o in altre occasioni di dibattito, come ad esempio quella del 15 giugno a Urbino, alla quale chissà se troverà tempo e voglia di partecipare tra il pubblico attivo.
Per ora un augurio di anastasi primaverile,
SR
Fotografia infrarossa della «Flagellazione»
14/02/07 Archiviato in: L'enigma di Piero
Salve, mi occupo da alcune settimane del dipinto in oggetto. Mi chiedo se esistano fotografie eseguite con pellicole o sensori digitali agli infrarossi del quadro in oggetto. Se ne ha notizia, la prego di comunicarmelo.
Per il tempo che vorrà dedicarmi, anche per una risposta negativa, la ringrazio di cuore.
Con stima sincera,
Claudio
Caro Claudio,
purtroppo non ho notizia di foto della Flagellazione eseguite con sensori digitali agli infrarossi; il che non vuol dire necessariamente che non ne esistano. Ma di qualunque analisi sia stata recentemente effettuate sul dipinto è di certo al corrente Lorenza Mochi Onori, di cui le do qui sotto le coordinate: buona fortuna, e mi faccia sapere!
SR
Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico per le Marche
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Adonis
13/02/07 Archiviato in: L'enigma di Piero
Egregia professoressa Ronchey,
ho appena concluso la lettura del Suo Enigma di Piero: l’ho trovato un’opera entusiasmante e commovente. Solo lavori così, di storici intelligenti, sono in grado di prendere noi profani per mano e condurci nelle antique corti delli antiqui homini, a contemplare grandezza e miseria delle umane cose.
Con l’imbarazzo del neofita vorrei proporle una mia riflessione sulla Flagellazione (le mie sono tutte domande mascherate da affermazioni). Da molto tempo prima di leggere il Suo libro ero convinto che i fiori scolpiti sul fondo del cortile giusto intorno al giovane biondo avessero direttamente a che fare con la sua identificazione: la loro posizione non può essere casuale (è strano che Lei non ne faccia menzione). Vede, io sono un ingegnere, ma ho la passione per la botanica, e mi sono fatto l’idea che quei fiori possano essere delle Ranunculaceae, con quelle foglie cauline che sbucano da sotto i petali; in particolare, degli Adonis (molto, molto stilizzati), i fiori che si dice spuntati dal sangue di Adone ferito dal cinghiale.
Bene: se il giovane biondo fosse il dio Adone, il dio della rinascita vegetativa? Certo, è Tommaso, ma potrebbe essere Tommaso in veste di Adone. In fondo l’accostamento non è peregrino: Tommaso, lei mi ha insegnato, “muore” come basileus, ma così come Adone anche Tommaso potrà rinascere attraverso la crociata cristiana.
Se il giovane fosse Adone si spiegherebbe perché la sua figura si staglia contro un albero, l’albero di mirra da cui è stato generato, e perché cinge una cintura vegetale ritorta. Tra l’altro mi risulta che Adone fosse molto amato dai tardo pagani di Grecia, e – chissà – essendo uno dei pochi dei antichi in grado di morire e rinascere, potrebbe avere avuto una qualche importanza nelle riflessioni sincretistiche della Accademia di Mistrà.
A questo punto azzardo una ulteriore interpretazione della Flagellazione, teologica, ferma ovviamente restando l’interpretazione politica che da Lei ho appresa. Il quadro somiglierebbe all’affresco del Buono e cattivo governo di Lorenzetti: a sinistra la cattiva religione, dominata dalle separazioni e destinata inevitabilmente a produrre violenza; a destra la nuova religione, dove ortodossi, cattolici e pagani, simboleggiati dai tre personaggi, “convenerunt in unum”, cioè pervengono ad un culto unificato, ad una visione di Dio unitaria; in attesa che anche i musulmani si aggreghino a loro (ma pretendere un tale quartetto nel XV secolo è pretendere troppo).
Con stima
Dario
Caro Dario,
mail come la sua bastano da sole a ripagare un autore del lavoro settennale di un libro. Né lei mi sembra un profano, anzi, e se tale si considera, allora lo sono anch'io.
La sua riflessione mi coglie purtroppo in un periodo di superlavoro universitario. Mi riservo di meditarla a fondo e di darle un parere più puntuale e articolato non appena gli impegni didattici e le scadenze accademiche mi daranno un po' di respiro.
Per il momento le dico solo che l'idea di una sottotraccia pagana, o paganeggiante nel senso sincretistico in cui il platonismo quattrocentesco lo era, in silenzioso ma non stridente contrappunto con il messaggio più ortodossamente politico-religioso del quadro, non solo è affascinante, ma profondamente consonante con tutto quanto la mia (e non solo mia) ricerca porta in luce: mi appare quindi non solo plausibile, ma, ora che lei la rileva, quasi inevitabile.
Indagherò, ma continui a indagare anche lei, mi raccomando...
A proposito, posso domandarle di cosa si occupa nella vita?
Con stima,
SR
Porta chiusa
05/02/07 Archiviato in: L'enigma di Piero
ho letto con vivissimo interesse il suo ultimo libro, anche per una ragione di carattere personale: infatti, la tavola urbinate mi diede tempo fa l'ispirazione per un breve racconto,poi utilizzato come soggetto per un cortometraggio (dal titolo indicato in oggetto).
Luca
Caro Luca,
sono molto felice che abbia letto il mio libro, e sarei felice di leggere io il suo racconto, nonché di vedere il cortometraggio che ne è stato tratto. E penso che anche gli altri frequentatori di questo sito lo sarebbero. Ci dà qualche indicazione?
Un cordialissimo saluto,
SR
Nel cuore del libro
05/02/07 Archiviato in: L'enigma di Piero
Cara Silvia,
forse avrei dovuto aspettare ancora un po' a scriverti ma ho avuto il tuo libro da pochi giorni e già ho bisogno di dirti qualcosa. Innanzitutto, sto avviando la lettura come è mio solito, cioè in maniera random. Purtroppo è il mio sistema di leggere non riesco se non raramente e con grande forzatura a leggere dall'inizio alla fine e ciò anche quando mi trovo davanti a documenti d'archivio o a fonti antiche. Il mio sguardo si muove sulla pagina e sul libro in modo libero. Fortunatamente (correggimi se mi sbaglio) il tuo libro è strutturato per una lettura random. Sono andato avanti nella lettura saltellando tra indice e sollecitazione dei titoli.
Innanzitutto una critica da un viaggiatore testuale random: ho avuto problemi a ritrovare i capitoli nel regesto minore; gli inglesi (e americani) in questi casi hanno la buona usanza di indicare le pagine cui le note a fine testo si riferiscono. Se avessi avuto tale ausilio avrei guadagnato tempo. Cosa costava, ad esempio, a pagina 491, inserire accanto al titolo Vent'anni dopo le pagine 272-274? Oppure, in testa alla pagina 491 scrivere 269-281, che sono le pagine cui le note bibliografiche si riferiscono? Un suggerimento per la prossima edizione specie nel caso tuo nel quale i capitoli sono oltre il centinaio.
Ma tornando a noi, ho ovviamente letto i capitoli una mistica della misura e la prospettiva e la storia. Sul primo ci sono alcune piccole imprecisioni ma che possono colpire solo un pedante come me che insegna e studia la prospettiva e la sua storia. In generale il capitolo tiene dal punto di vista del tuo linguaggio e delle tue finalità, ci sarebbe qualche aggiornamento bibliografico con le alcune cose pertinenti, quali gli scritti di Martin kemp (The Science of Art, 1990), J. V. Field, gli atti sulla prospettiva curati da Marisa Dalai (Piero della Francesca tra arte e scienza, 1996) e un lavoro eseguito da un ricercatore di Pisa sulla restituzione prospettica della Flagellazione attraverso procedure computerizzate. A mio avviso invece sono le "espressioni" di Wittkower (andrò a rivedere il suo lavoro del 1953) di Clark e di altri che non reggono ad una moderna analisi epistemologica, il lor linguaggio è ancora intriso di una visione che definirei "esteticheggiante" che risolve con parole e frasi "liriche" questioni scientifiche a loro ignote o mal interpretate: la frase "la luce proviene da una fonte indefinibile, ma innaturalmente da nord" mi sembra priva di senso; come sono stati individuati i punti cardinali nel dipinto? Così come privo di senso è la ricerca di un modulo cui soggiace l'intera composizione, nel sistema prospettico che nega il modulo. Già Alberti aveva negato il principio della modularità nel digradare del pavimento (I,19). Però per correggere questo linguaggio e i significati che questo linguaggio veicola si è fatto ancora poco; pertanto, non condivido ma tu non avevi altra scelta. D'altronde tutti i lavori che citi sono tra gli anni '50 e, al più, '70 (30- 50 anni fa!).
Ti ho scritto così in anticipo, prima di una lettura più ampia del tuo testo, anche perché vorrei sapere qualcosa da te: cosa conosci tu del rapporto Bessarione-Regiomontano-Piero? Ho letto, ovviamente L'astrolabio di Regiomontano, ma parli di lui solo in quell'occasione. Sono alla ricerca di legami Regiomontano-Piero (che ci devono essere anche se mediati dal Cardinale) e mi chiedo se puoi darmi qualche indicazione.
Un caro saluto e . . . complimenti.
Vladimiro
P.S.: non ti ho detto che la tua ipotesi è convincente e affascinante, così come ho trovato interessanti i riferimenti ai cicli di Benozzo e di Mantegna.
Caro Vladimiro Valerio,
sì, è proprio così, il libro è strutturato anche per una lettura random. Ed è vero quello che scrivi sul regesto minor: è difficile orientarsi, e cercherò di convincere la casa editrice a introdurre le razionalizzazioni che suggerisci nell'edizione paperback, che dovrebbe uscire in primavera. Preziosissime, poi, le tue indicazioni bibliografiche, che pure cercherò di vagliare e di integrare nella nuova edizione del libro.
Quanto ai possibili rapporti tra Piero e Regiomontano, penso che dovresti rivolgerti a David King, lo studioso che ha scritto i saggi relativi all'astrolabio nel catalogo della mostra su Bessarione della Marciana. Fra l'altro, ha di recente proposto una sua interpretazione della Flagellazione legata proprio all'astrolabio, alle sue simbologie e al rapporto tra Regiomontano e l'ambiente platonico italiano cui Bessarione lo introdusse. Ecco il suo indirizzo e-mail: Kingabumax@aol.com. Ed ecco anche il suo indirizzo completo:
Prof. David A. King
Director
Institute for the History of Science
IGN - FB 13
Frankfurt University
D 60054 Frankfurt am Main
Tel. +49-69-7982-2754
- 2337 (Secretary, Herr Wagner)
- 2338 (Librarian, Herr Dyga)
Un saluto cordialissimo, e se hai ulteriori osservazioni, man mano che vai avanti nella lettura del mio libro, mi raccomando, continua a sottopormele!
SR
Otto e mezzo (2) ripresa
01/02/07 Archiviato in: Civiltà bizantina
Cara Silvia grazie per la Sua, ma non posso non notare che
nonostante la comunanza delle fonti ,ahime', abbiamo differenti esegesi.Come poter infatti interpretare se non in univoca maniera Isidoro di Kiev et alia?
Perché le distorsioni ( di testimoni oculari peraltro) dovrebbero esser solo occidentali , non lo comprendo francamente.
Ripeto ,dalle stesse fonti far diventare Mehmet II un novello Flaminino che libera i Greci mi sembra eccessivo .
Certa storiografia "creativa" mi fa rimpiangere quella strettamente materialistica? Se vuole posso ricordare che tutti i Patriarchi ,
ma proprio tutti dopo la caduta di Costantinopoli ebbero destini tristissimi se non tragici.6 subirono morte violenta,27 costretti ad
abdicare, 105 deposti d' autorita'.
I soli restanti 22 poterono esercitare il loro inistero sino alla loro morte ( naturale).
Non si puo pertanto porre sullo stesso piano Mehmet II ed il Romano Pontefice che aveva pieno diritto su degli Scismatici.Ribadisco che Costantino XII ( contando il Lescaris), mori' da Cattolico in quanto solennemente L'Unione fu sancita il 12 dicembre 1452. Che dire?
Non riesco poi a comprendere come si possa virgolettare le mutilazioni subite per mano araba.
Secondo Lei da cio' non derivarono danni economici grandissimi?Certo l' economia danneggiata , mette in opere meccanismi compensatorii... Masarebbe come sostenere che dopo le mutilazioni di qualche arto il lavoro cardiaco ne gioverebbe....
Le cose furono maledettamente complesse : la Flotta veneziana a Negroponte , lo stratagemma utilizzata dal Turco per bypassare il Corno d'Oro stranamente simile a quello analogo utilizzato sull'Adige dai Veneziani nel 1438 gettano giustamente ombre sinistre sull'onesta' dei Veneti anche stavolta :come nel 1204.
Infine non capisco come anche la lettura degli autori da lei consigliati possa aggiungere qualcosa a fatti storici incortrovertibili.
La caduta di una grande civilta' per mano Turca fu una tragedia epocale . Forse con un Mediterraneo sicuro e cristiano ben diversi sarebbero stati i destini e dell'Occidente e lo sviluppo economico del Nord Africa e del Medio Oriente.
La caduta di Costantinopoli fu uno stupro . Sostenere che la Sublime Porta fu la legittima erede di quest'ultima mi sembra
sinceramente una costruzione sofistica .
Con rinnovati segni di stima,
Maurizio
Caro Maurizio,
pur convenendo in parte almeno con le sue premesse, e accomunandomi a lei l'anglofila, non posso che ribadire quanto ho già risposto a Luca. E guardi, non si tratta di un problema di differenza di opinioni - che naturalmente è più che normale, legittima, anzi sacrosanta su argomenti storici tanto complessi - ma di una questione di esegesi diretta delle fonti - esegesi che ci è giunta attraverso i secoli mediata e distorta da certo sguardo occidentale, e che è compito dello storico rettificare.
Costantino XI (non XII) Paleologo non era cattolico, e anzi il rancore anticattolico è una delle cause della caduta dell'impero ("Meglio il turbante turco che la tiara latina", si canticchiava in città ). La turcofilia bizantina, del clero ma anche di gran parte dell'élite laica, ha a che fare con la da lei citata crociata del 1204. Che ha a sua volta cause e dinamiche assai complesse, per le quali rinvio alla lettura dell'opera storica di un intellettuale bizantino, Niceta Coniata, non certo amante dei propri governanti, ma testimone oggettivo, anche oculare, di quanto accadde e dei suoi antecedenti politici: è stata tradotta, come le fonti sulla caduta di Costantinopoli che lei conosce e cita, nella collana della Fondazione Lorenzo Valla. Sulla posizione del papa di Roma (scomunica, ma anche sostituzione di gerarchie ecclesiastiche cattolico-latine a quelle greco-ortodosse, contrariamente a quanto avrebbe fatto l'islamico Mehmet II), gli studi e le discussioni sono innumerevoli, ma rimando a un breve testo edito in italiano da Einaudi, la Lezione di storia di un grande storico come Fernand Braudel, e in particolare al suo dibattito con una grande bizantinista come Helène Ahrweiler. In cui si parla anche del ruolo cruciale di Venezia, e in particolare di quella sorta di duello allegorico fra la giovane repubblica, emblema del protocapitalismo dei traffici e l'antico impero, erede della tradizione romana, che non può non illuminare, oltre al passato, il presente (rimando per questo ai testi di Nicol, ma anche ai miei più recenti scritti, oltre a quelli di molti altri studiosi che vi cito), e certamente le cause della fine dell'impero bizantino. Il quale di sicuro non cadde per via delle "mutilazioni arabe" del VII secolo, che anzi ne rafforzarono la compagine e ridefinirono il baricentro, consentendo una rinascita economica e un revival culturale che si espresse in una successione ininterrotta di rinascenze, dal IX al XIV secolo, le quali furono a loro volta concreta base e premessa del nostro rinascimento europeo.
Sul rapporto fecondo tra Bisanzio e califfato, e poi sulla convivenza multiculturale nel sultanato di Iconio, potrei indirizzarla a vari testi su Bisanzio e l'Islam, in particolare a quello di Alain Ducellier. L'espansione turca (nonché, se è per questo, la fine della pax mongolica, di cui possiamo considerare la caduta di Costantinopoli un epifenomeno) è certamente uno degli eventi fondamentali che segnano la fine dell'età antica e l'inizio di quella che chiamiamo era moderna, e su cui volumi e volumi sono stati scritti: il più classico e abbordabile è quello di C. Imber, The Ottoman Empire. 100-1481, Istanbul 1990. In ogni caso alla base della sconfitta del 29 maggio 1453 sono anche, se non soprattutto, ed è questa opinione unanime degli studiosi di ogni orientamento, gli interessi contrastanti e le inadeguatezze dell'occidente. Di tutto questo può trovare documentazione anche nei due già citati volumi curati da Pertusi per la Fondazione Valla. Per un'analisi storica più dettagliata, non certo filoislamica né esoticheggiante, rinvio alla lettura dettagliata della Storia dell'impero bizantino del serbo Georg Ostrogorsky, disponibile in paperback da Einaudi; oltre che a quella sintesi dei più aggiornati orientamenti sui singoli problemi da lei enumerati, che ho cercato di fornire nella "Bibliografia ragionata" del mio breve manuale anch'esso edito da Einaudi sotto il titolo Lo stato bizantino.
SR

