in ricordo del Prof. Giuseppe Nomi
Sono Roberto,
le scrivo queste righe per ringraziarla per il suo lavoro “L’enigma di Piero”.
Sono un milanese trasferitosi a Sansepolcro da alcuni anni. Non sono uno studioso di arte, semplicemente un curioso. Da quando, circa otto anni fa, ho conosciuto il Prof. Giuseppe Nomi la curiosità è diventata anche passione.
Non so se lei ha conosciuto il Prof. Nomi (purtroppo recentemente scomparso) fondatore e poi preside dell’Istituto d’arte di Anghiari, grande conoscitore di Piero della Francesca e scopritore di un affresco di Piero nella ex chiesa di Santa Chiara a Sansepolcro. Una persona veramente squisita.
Quando appena pubblicato il suo libro, mi è stato regalato da amici, sono sincero, l’ho accolto con un pizzico di scetticismo, poi appena aperto e iniziato la lettura, con gioia mi sono ricreduto.
Mi è piaciuto anche il modo con cui lei ha trattato questo argomento, come una specie di romanzo per i “non addetti ai lavori” e contemporaneamente con tutte le informazioni e riferimenti utili per degli approfondimenti.
Contemporaneamente iniziavano anche le disquisizioni con Beppe Nomi, anche lui scettico all’inizio, poi sempre più curioso.
Con piacere le segnalo che anche lui ha condiviso la sua tesi sull’interpretazione del quadro, ma in particolare era contento per il metodo scrupoloso e scientifico con cui è trattato l’argomento, in un mondo dove regna tanta ignoranza e presunzione.
Queste poche righe, sono anche un ringraziamento a, e da parte di Giuseppe Nomi
Grazie
Arrivederci
Roberto
Caro Roberto,
il fatto che abbia inviato questa lettera in modo non direttamente leggibile dai visitatori del sito mi induce anzitutto a domandarmi, anzi a domandarle, se desidera o no che venga pubblicata interamente in chiaro nel Libro degli Ospiti.
La ringrazio davvero per le sue parole cosi' belle sul mio Enigma di Piero, e soprattutto per il ricordo toccante che trasmettono di una personalità come quella di Giuseppe Nomi.
Sapere che anche lui ha letto o cominciato a leggere il mio libro mi lusinga e mi commuove. Cosi' come il fatto di avere vinto le esitazioni di due lettori, come voi, esigenti e scettici.
Faccio parte anch'io di questa categoria, che dunque conosco bene. Convincere, in parte almeno, dei lettori miei affini era il piu' ambizioso degli obiettivi - un inconfessato obiettivo su cui ero scettica!
Un caro saluto,
SR
Cara Silvia Ronchey
La ringrazio per la sua risposta, e vorrei risponderle al quesito sulla pubblicazione sul libro degli ospiti.
Il motivo principale è stato perché le facevo riferimento al prof. Giuseppe Nomi, persona di tanta cultura quanta riservatezza, oltre che grandissima saggezza ed umiltà.
Le cito solo un esempio: nelle nostre discussioni, esprimeva una tesi (10 secondi) portava la sua dimostrazione (mediamente un ora) e poi chiudeva con l’espressione “sbaglio?”
Non si poneva mai come il depositario di verità assolute.
Ecco perché ci è piaciuto il suo libro: una tesi con il massimo delle dimostrazioni trovate, senza forzature pretestuose.
Comunque se volesse pubblicare questi scritti interi o in parte, nel libro degli ospiti, si senta in piena libertà.
Un particolare, secondo me non indifferente, che mi ha aiutato ad apprezzare il suo libro, è la forma espositiva. Sia una forma semplice e descrittiva, quasi fosse un romanzo, contemporaneamente a tutte le notizie tecniche del caso. Pertanto un libro utile ai “profani” come me, che hanno modo di accrescere la loro cultura, sia in modo semplice o più approfondito, come agli “addetti ai lavori”.
Questo sicuramente le ha attirato qualche critica, ho letto qualcosa del tipo “è un libro nato sull’onda del codice di Brown”; (forse chi ha scritto, non ha letto).
A proposito di modi diversi di lavorare, ho letto anche il libro di Bernd Roeck “Piero della Francesca e l’assassino”.
Non posso dire che abbia usato la stessa sua professionalità, anzi tutt’altro. Mi è sembrato molto approssimativo, intento a “costruire” più che “trovare” prove.
(Purtroppo non ho più il prof. Nomi con cui discutere di questo).
Riporto come esempio due paragrafi successivi presenti a pag. 48,49 dove questa contraddizione è evidente: prima si presenta una “certezza” provata con prove “non provanti” (le tonalità citate come prova, Piero le potrebbe avere apprese in molti modi); poi si chiude il discorso “riparando” in una generica ipotesi per, come si dice, “salvare capra e cavoli”.
Un’ulteriore prova del fatto che Piero sia stato testimone oculare della processione dei greci, è fornita dal colore del cappello di Pilato, per il quale sono impiegate le stesse tonalità documentate da appunti scritti di Pisanello. Solo le raffigurazioni dipendenti dalla medaglia – come il Teseo cesenate o il dipinto di Perugia – attribuiscono allo skiadion dei colori immaginari. Una medaglia di bronzo, del resto, mostra solo forme, non colori. Su quella di Pisanello, inoltre, non v’era traccia né dell’ “antico” seggio di Pilato, né dei suoi stivali purpurei, simbolo di potere appartenente al costume del “porfirogenito” imperatore d’oriente.
In qualsiasi modo Piero sia venuto a conoscenza dell’aspetto del Paleologo, si trattò di una fonte significativa per raffigurare con archeologica precisione le vesti di dignitari e sovrani dell’antico oriente.
Le ho riportato questo esempio, non solo come riconoscimento del suo lavoro, ma perché sul suo sito ho visto che è previsto un incontro a Venezia il prossimo 23 giugno dove saranno messe le due tesi a confronto.
Io non so, cosa veramente Piero ci abbia voluto trasmettere, non so quale sia la tesi più verosimile, sulle dimostrazioni a queste tesi, secondo me, non c’è storia.
Un caro saluto
Roberto
Caro Roberto,
lei ha colto in pieno l'intento del mio libro: la forma mentis, il metodo di ricerca e di conseguenza quello espositivo, sono in effetti proprio quelli che lei descrive. In questo senso, mi riconosco nella frase d'esordio del testo di Elémire Zolla che ho trascritto e pubblicato sulla Stampa di domenica scorsa - pagina che può trovare fra l'altro pubblicata nella homepage di questo sito - e che suona così: "So alcune cose, altre le so meno, altre non le so, ma se dovessi dire che so qualcosa perché ci credo direi una menzogna".
Quanto al libro di Roeck, le sue tesi non mi convincono e le sono molto grata per avere esemplificato il passo che l'ha colpita negativamente. Anzi, se lei volesse, di qui al 23 giugno, farmi avere altri esempi delle sue riserve, ne sarei ben lieta: le espliciterei nel corso del duello veneziano. Penso infatti che le mie critiche a Roeck possano essere, con tutta la buona volontà, condizionate da una visione di fondo che ormai ha in me radici decennali, e dunque meno oggettive di quelle provenienti da un lettore, come lei, attento e competente, ma nello stesso tempo equanime e distaccato nel giudizio.
Anzi, colgo l'occasione per estendere questo invito anche ai possibili altri visitatori del sito che leggeranno la sua lettera e questa mia risposta.
Un cordialissimo saluto,
SR
Tarocchi (2)
Buonasera Silvia,
sono molto felice di aver ricevuto la sua risposta, mi fa anche piacere che lei prima di rispondermi si sia documentata riguardo i Tarocchi, così mi sarà più facile spiegarle alcuni collegamenti.
Di Moreno Neri avevo già consultato tutto il materiale che sono riuscito a scovare, ma mi mancava come contattarlo, per tanto le sono molto grato dell'informazione.
Incominciamo con le spiegazioni: Oswald Wirth ha sicuramente scritto un gran libro di esoterismo, ma legato a quell'esoterismo che parte da Marsilio Ficino e dal suo invaghirsi degli scritti di Psello, e che sfocia nella Cabala e nell'Astrologia, di fatti in questo libro non troveremo nulla che conduca a Pletone e non troveremmo nulla che riguardi una seria indagine storica sull'origine dei Tarocchi; Mentre sono molto interessanti come indagine storica i libri scritti da Giordano Berti. Ficino non conobbe direttamente Pletone e non ne subì l'influenza diretta, per tanto si rifaceva a quei pochi scritti ed al sentito dire, ma cosa riferita da più fonti è che Pletone insegnasse il suo vero pensiero solo ad una cerchia ristretta di persone e per contatto diretto. é certo invece come lei ben sa, che Pletone fu il gran Maestro della corte Malatestiana di cui ha fatto parte Bonifacio Bembo.
Non so ancora se questo insegnamento è andato perso o se è gelosamente costudito dalla Massoneria Riminese. il Quesito penso potrebbe risolverlo Moreno Neri, ma alcune cose tratte dallo schema che troverà nell'allegato le posso dire con certezza, magari un un secondo momento dopo che avrà consultato il materiale.
L'allegato è una breve presentazione fatta un mese per il mensile Hera, nella speranza di pubblicare un articolo che stimolasse qualche studioso curioso a darmi una mano in una ricerca così ostica, ma per ora la cosa è rimasta in sospeso visto che il direttore per ora non era interessato.
Sono consapevole che molti studiosi seri hanno dedicato anni a cercare delle risposte per questi interrogativi, ma molto spesso gli studiosi si affidano troppo al sapere e poco all'intuizione, arrivando a non vedere quello che hanno sotto gli occhi da sempre. Un esempio eclatante è il suo libro "L'enigma di Piero". Sempre Wirth al capitolo "gli indici rivelatori dei segreti dei Tarocchi" prova a comporre degli schemi basandosi più sulla conoscenza esoterica dei numeri e della cabala piuttosto che osservando veramente le carte, e ne trae delle deduzioni che a volte rasentano il ridicolo. Quando io mi accorsi del vero schema, stavo solo giocherellando con le carte, senza nessun preconcetto in testa e nessuna intenzione di trovare qualche cosa.
Tra guardare e vedere c'è una grossa differenza e solitamente i preconcetti mettono un grosso velo sulle cose che osserviamo.
Nell'allegato come dicevo c'è una breve presentazione, ma è solo uno spunto per far partire una ricerca. il mio desideri è di riuscire a raggruppare quelle persone che hanno la voglia e le capacità di ricostruire questa meravigliosa storia rimasta in un limbo per troppo tempo.
Da parte mia, prima di un anno fa ero completamente a digiuno sia di Tarocchi che di storia Bizantina.
Comunque ritengo di avere abbastanza conferme per essere sicuro di quello che sto affermando, ma non abbastanza materiale per poter scrivere un libro serio e preciso su di una vicenda così complessa. D'altra parte, libri sui tarocchi ne sono stati scritti un'infinità ed aggiungere stupidaggini solo per scriverne uno non rientra nei mie progetti. Scrivere un libro da solo vorrebbe dire dover consultare un'infinità di documenti con la possibilità di confondere "pan per focaccia" visto che non è il mio mestiere, ma l'argomento mi ha talmente intrigato che voglio assolutamente arrivare a ricostruire questa storia.
Scusi se ho scritto questa mail non troppo correttamente ma oggi sono un po' di fretta ed altrettanta fretta c'è per la voglia di risponderle.
un cordiale saluto,
Stefano
Salve Silvia
le invio l'articolo che ho scritto per il mensile Hera, dove espongo la scoperta dello Schema.
Rivelandole alcuni contenuti dello schema penso così di darle un'idea più autentica del motivo che mi fa puntare il dito verso Pletone come loro ispiratore e perché sostengo che da Gebelin in poi, compreso Wirth è solo stato fatto confusione riguardo i tarocchi.
un cordiale saluto
Stefano
Schema tarocchi
Caro Stefano,
grazie dei chiarimenti, e della fiducia nell'affidarmi il suo materiale.
Ho bisogno, di nuovo, di un po' di calma per leggerlo con attenzione e capire e valutare bene i suoi argomenti.
Non appena avrò letto il tutto - e sono sicura che lo farò con grande interesse - mi farò di nuovo viva.
Per ora un cordialissimo saluto,
SR
Tarocchi
salve Dott.ssa Silvia
sia così gentile da concedermi qualche istante del suo tempo.
innanzi tutto mi presento. Mi chiamo Stefano, il mio lavoro non è importante per quello che ho da dirle, la mia passione invece si. Difatti la passione che nutro fin da bambino è il sapere, la conoscenza, la ricerca. Questa passione purtroppo, o per fortuna, non è stata capita dai mie genitori, che a quattordici anni invece di farmi studiare mi hanno assunto nella ditta di famiglia, altri tempi.
Le sto dicendo questo per dare senso alla richiesta che andro a farle dopo aver narrato a grandi linee questa storia.
Circa un anno fa ho scoperto uno schema nei Tarocchi. Lo schema dà una luce e una prospettiva completamente diversa su questa grandiosa opera filosofico-artistica, fin qui completamente sminuita e relegata perlopiu nell'esoterismo grazie a dei ciarlatani approfittatori, che dalla metà del 700 in poi, solo perché andava di moda, hanno attribuito quest'opera agli Egizi, o più tardi quando la moda Egizia era decaduta lasciando lo scietro a quella Cabalistica alla magia Ebraica.
Risalendo indietro nel tempo fin dove era possibile riscontrare lo schema, ci troviamo in mano un ultimo mazzo di "Trionfi" (così si chiamavano anticamente i Tarocchi), o meglio il primo mazzo che ha questa caratteristica, e con esso, un nome ed una data precisa.
L'interpretazione dello schema mi portava a pensare che il loro ideatore dovesse essere una persona fuori dal comune, un grande pensatore un filosofo illuminato, che per l'epoca ed il luogo dove comparvero i "Trionfi" non poteva passare inosservato tanta la luce che emanava, proprio come un faro in un mondo dove esistevano solo flebili fuocherelli.
Questo Faro si chiamava Giorgio Gemisto Pletone.
Detto il nome penso che ora possa intuire perché le sto scrivendo.
La mia ricerca sta durando da circa un anno, ma con i miei mezzi a mia disposizione sono arrivato si a trovare delle conferme precise, ma molto insoddisfacenti per scriverne un libro.
il pochissimo materiale reperibile da chi non fa questo di mestiere è veramente misero, mi stavo scoraggiando, finché qualche settimana fa Anch'io ho visto un faro, talmente luminoso che quasi accecava.
Il nome del Faro è "L'enigma di Piero" ed è da quando ho visto questa luce, brillare nel buio che si era fatto nel tempo sulla storia di questi avvenimenti, che ho l'immenso desiderio di conoscere il suo costruttore.
Nell'Enigma di Piero ho trovato tutti gli elementi che mancavano alla storia dei Tarocchi, descritti con una precisione, una competenza ed una completezza che mai mi serei aspettato, le due storie si accavallano e si completano a vicenda.
Penso che "La vera storia dei Tarocchi" potrebbe essere il perfetto seguito de "l'Enigma di Piero", un altro sasso gettato nello stagno che si è formato su questi avvenimenti, per smuovere delle acque che sono state per troppo tempo immobili.
La volontà di conoscerla, è anche dettata dalla consapevolezza che per esporre con la dovuta competenza e credibilità questa storia, la sua figura è molto più adatta della mia, semplice lettore curioso con diploma di terza media.
Con questo la saluto cordialmente, nella speranza di aver suscitato abbastanza curiosità in lei per esaudire questo mio desiderio.
sinceramente Stefano
Caro Stefano,
perdoni il ritardo con cui le rispondo ma sapendo quanto grande sia la complessità dell'argomento dei tarocchie, e quali e quante connessioni esistano, come lei ha giustamente intuito, con il mondo platonico tardobizantino e protorinascimentale, e in particolare con Gemisto Pletone, ho voluto consultare un collega specificamente esperto dell'argomento, il Prof. Moreno Neri, in modo da fornirle alcuni dati che le suggerirei di confrontare con i suoi, prima di formulare definitivamente, e se lo desidera sottoporre a me o meglio ancora a lui, la sua teoria sui tarocchi.
A quanto mi comunica Neri, il testo fondamentale sulla loro simbologia è quello di Oswald Wirth (che si basa però sui tarocchi di Marsiglia). Quanto al web, le uniche cose un po' serie sull'argomento sono
http://www.levity.com/alchemy/mantegna.html
http://www.tarot.com/about-tarot/library/boneill/neoplatonism
che probabilmente già conoscerà.
La connessione Catari - Tarocchi - Pletone è nata in ambienti occultistici a partire da Eliphas Levi; è stata ripresa dalla Società Teosofica, conosciuta da Pound, attraverso il suo soggiorno londinese e la conoscenza di GRS Mead e la "Quest Society", e amplificata nella sua teoria della "Tradizione celeste" (si veda l'illuminante libro "Pound e l'occulto: Le radici esoteriche dei Cantos" di Demetres P. Tryphonopoulos).
Fra l'altro, da questi studi Pound trasse l’idea che il fatale errore politico di Sigismondo Malatesta fosse stato quello di prestare il suo appoggio agli Angiò, originari della Francia meridionale, la terra di Provenza, e che forse la campagna ecclesiastica contro di lui di cui si parla nel mio Enigma di Piero non fosse il risultato di considerazioni politiche temporali ma un tentativo di sopprimere una tradizione eretica e neopagana, analoga a quella che in precedenza era stata soffocata in Provenza" (M. Neri, "Antonio Beltramelli e il Tempio Malatestiano tra eros e airesis", in appendice a Un tempio d'amore / Antonio Beltramelli; illustrazioni di Francesco Nonni, Raffaelli, Rimini, 2004, p. 78]
A quanto capisco, un rapporto diretto Tarocchi/Pletone, finora almeno, non è documentabile, e dunque un saggio sulla materia è arduo da scrivere. D'altra parte la questione e l'ipotesi sono, davvero, oltremodo curiose. Lei mi scrive di essersi ispirato al mio Enigma, ma non - è il caso di dirlo - quali carte ha in mano. Le ripeto: i miei colleghi, che pure hanno sempre intuito l'esistenza di quel rapporto e hanno scavato ovunque nella speranza di documentarlo, non ne hanno mai trovate.
Diverso è, ad esempio, il caso dei bassorilievi del Tempio Malatestiano (pure provatamente connesso all'insegnamento di Gemisto Pletone), molti dei quali hanno sorprendenti somiglianze con i Tarocchi Visconti-Sforza. Ma il loro autore è Bonifacio Bembo, che come ben le sarà noto era membro dell'Accademia malatestiana. Qui un po' di documentazione c'è: "Nel 1451 Bianca Maria Visconti scriveva al marito Francesco Sforza di inviare a Sigismondo Malatesta un mazzo di « quelle carte di trionfi che se ne fanno a Cremona ». L’11 dicembre 1450 gli Sforza avevano commissionato al tesoriere ducale di Cremona Antonio Trecchi « carte de triumphi delle più belle poray trovare ». Erano i Tarocchi Visconti-Sforza." (ibid., p. 92 e ss. per il parallelo tra la sesta lama "Gli Innamorati" e "La Concordia" nella Cappella delle Arti Liberali).
Un bravo astrologo riminese, Giovanni Zavatta, che ha anche elaborato e stampato un suo mazzo di Tarocchi malatestiani che possiedo, ha recentemente fatto una conferenza a Rimini, in un locale che si chiama "Assenzio", intitolata I TAROCCHI E IL DRAGO COSMICO DEL TEMPIO MALATESTIANO, dove ha illustrato un viaggio attorno al mazzo di tarocchi da lui stesso creato, in cui gli arcani maggiori e quelli minori sono stati ispirati dalle immagini e dalla simbologia del Tempio Malatestiano. I personaggi e gli oggetti che decorano le cappelle diventano lamina, arricchendo inoltre il mazzo di carte di una chiave astrologica.
Può ricevere ulteriori informazioni, e altri dati rilevanti, da Moreno Neri: il suo indirizzo e-mail è elsa.muratori ≤AT≥ tin.it.
Il Prof. Neri potrebbe anche metterla in contatto con Zavatta medesimo.
Resto in attesa, con vivo interesse, di sue ulteriori notizie, delucidazioni, deduzioni e conclusioni.
Un cordiale saluto,
SR
Estridentismo
Gentile professoressa,
circa due anni fa le scrisse una lettera a proposito degli scacchi bizantini chiedendole lumi in proposito. Lei fu così gentile da rispondere inviandomi i principali riferimenti bibliografici in materia.
Giorni fa ho assistito a parte della sua conferenza alla Fiera del Libro. Lavoro in una libreria antiquaria torinese e mi trovavo per lavoro nello spazio dei volumi antichi e rari. Purtroppo ho sentito la conferenza solo in modo intermittente perchè dovevo badare allo stand della libreria e mi dispiace di non averla ringraziata di persona per la sua gentilezza.
Sono lontano dai suoi ambiti di studio, di bizantinistica non so francamente nulla e la conosco per i suoi interventi cuturali non specialistici e per le sue apparizioni televisive e radiofoniche.
Siccome credo che queste cose possano interessarle, mi permetto di mandarle due mie traduzioni di poesie "estridentiste".
L'Estridentismo è un movimento affine al Futurismo costituitosi nel Messico degli anni '20: se Marinetti aveva esclamato: "Uccidiamo il chiaro di luna !", gli estridentisti dichiararono in modo altrettanto provodcatorio: "Chopin alla sedia elettrica !". Può immaginare l'impatto diromente di ujn simile programma in un àmbito letterario ancora relativaente conservatore
Al di fuori dell'America Latina, poco o nulla è filtrato dell'estridentismo all'estero e in Italia non esistono, che mi risulti, né saggi su questo movimento né traduzioni di poesie estridentiste. Io sono riuscito solo faticosamente ad avere in fotocopia un'antologia estridentista quasi irreperibile conservata nella biblioteca della Sorbona.
Le due poesie sono di Kyn Taniya, pseudonimo di Luis Quintavilla, uno dei maggiori esponenti del movimento. Queste sono in assoluto le prime versioni in lingua italiana. Saluti,
Alessio
Caro Alessio,
la ringrazio davvero moltissimo delle primizie estridentiste, che mi permetto di pubblicare nel Libro degli Ospiti, perché siano a disposizione di tutti i visitatori di questo sito.
Un cordiale saluto,
SR
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Farfalle spirituali
gli atomi alati si
ubriacano di luna
gli astri
sono uccelli ebbri di etere che cantano la melodia
del giorno
e questa luminosità
interplanetaria
è un coro di voci dorate
che riempie di allegria lo spazio di cristallo
la luce
si è tramutata in musica per le anime
ed è l'eco tremula di qualche canto universale
NOTTE VERDE
smeraldo freddo
"frappé alla menta piperita"
da lato a lato
attraverserò tutte le tue ore
incrocerò a nuoto
tutte le tue luci
diafane correnti magnetiche
mi solleveranno a riposare
sopra i lastricati dello spazio
e così lentamente
andrò incrociando a nuoto tutte
le ore verdi della notte.
::
::
Venite a visitare il giardino della mia anima
avidi di bellezza
fanciulli accidiosi, venite !
Folli automobili si inseguono per la strada
venite !
I fiori finiscono di essere dipinti
QUI TUTTO E' LUCE
ci sono frutti
in ogni ramo
profuma un'arancia
e le labbra mature sperano nei baci
dopo che ci arrampichiamo sugli alberi
per scorgere la pianura
e ci immergiamo nel fiume chiaro tanto fresco
ma se la notte dura
andremo di stella in stella
comete astri erranti
fuggendo dal giardino
ridicolmente tinto dalla luna
e fin quassù udremo passare
la singhiozzante processione
degli uomini tristi
e poi ancora vi sono ombre che piangono alla luna in questo anno 1921 !
Kyn Taniya ::
(Trad. A. Maggadino)
Gentile professoressa,
le invio le immagini di alcuni volumi delle avanguardie spagnole e latinoamericane come documento dell'eccezionale inventiva grafica che le contrassegnò.
Sia l'aspetto letterario che quello iconografico sarebbero da sondare e divulgare, come le ho detto in Italia non ne è filtrato nulla. Troverà l'immagine della copertina di Urbe di Maples Arce. Si tratta di un poema estridentista che venne tradotto negli Stati Uniti con il titolo Metropolis e che fornì il soggetto a Fritz Lang per il suo capolavoro omonimo. E' un fatto per lo più ignorato dagli stessi studiosi di cinema.
Un cordiale saluto,
Alessio


Caro Alessio,
grazie per le splendide, stupefacenti e - immagino - rare immagini delle copertine spagnole e latinoamericane che mi ha inviato e che pubblico insieme alla sua lettera, per il godimento estetico e intellettuale (ha certo ragione su Lang, e le implicazioni sono grandi!) dei visitatori di questo sito. Sono felice che il mio libro le sia piaciuto, e davvero buona fortuna per il suo.
SR
Gentile professoressa,
sono io a ringraziarla sentitamente, lei mi riserva davvero troppo onore nell'inserire quelle mie traduzioni dagli estridentisti nel suo Libro degli Ospiti.
Forse effettuerò la traduzione integrale di un volume di poesie estridentiste, "Avion" di Luis Quintanilla. Sono testi rarissimi anche in Messico e potrò avere l'originale spagnolo soltanto in fotocopia. Se la cosa le risulta gradita le farò più avanti pervenire altre traduzioni.
Volevo dirle ancora che nelle scorse settimane mi sono cimentato nella lettura del suo libro sulla Flagellazione. Sono un semplice lettore, non uno specialista, e il mio parere conta poco, ma l'ho trovato un libro anche letterariamente bellissimo, davvero avvincente nella ricostruzione e nello scioglimento di uno dei massimi enigmi della pittura occidentale. La ringrazio ancora e la saluto cordialmente,
Alessio

